venerdì 25 maggio 2018

La prima smielatura...

La prima smielaturao: miele d'acacia, prossimamente su questi schermi, insieme alle prossime primizie degli orti del Pellicano.














venerdì 4 maggio 2018

In pratica, la terra...


Gli interventi di Peppo Castelvecchio e Paolo Belloni nel corso della presentazione degli orti del Pellicano a Officinalia, Castello di Belgioioso (Pavia), primo maggio 2018

Peppo Castelvecchio: “Le origini degli orti del Pellicano non si possono distinguere dalla comunità e dalla cooperativa Il Pellicano che trovano le loro radici a Monte Oliveto, una località all’interno di un’ansa del fiume Lambro nel comune di Castiraga Vidardo, in provincia di Lodi. È lì che nel 1982 viene aperta una struttura di Famiglia Nuova, l’ampia rete di comunità terapeutiche voluta e guidata da don Leandro Rossi. Nel 1991, con l’avvento della cooperativa Il Pellicano la comunità si rende indipendente dall’organizzazione di Famiglia Nuova, ma mantiene le sue origini agricole, compreso, oltre alla coltivazione della terra, l’allevamento di bestiame e la produzione di formaggi e salumi. Questo dura fino al 2001, 2002 quando la coabitazione tra gli animali e gli ospiti comincia a diventare sempre più macchinosa. Con l’idea, costante, che vengono comunque prima le persone, la comunità decise di abbandonare le attività di allevamento e di limitare il lavoro agricolo. Restava però la necessità di fare recepire, alle istituzioni prima tutto, che l’area della comunità doveva mantenere un indirizzo a carattere sociale. L’obiettivo è stato quindi far recepire che era fondamentale mettere in un piano regolatore definitivo la comunità come area sociale perché in pratica era nata ed è destinata come attività che si caratterizzava come intervento di aiuto per chi aveva bisogno, per gli ultimi. Dopo quindici anni ci hanno finalmente inserito in questo ambito territoriale per cui adesso la comunità, che è una cooperativa sociale,  e tanti dicevano come è diventata bella, ma chissà quanti soldi, ma penso sappiate tutti che la cooperativa sociale non ha nessun padrone. Per dire in questo momento sono ancora il presidente, ma non ho niente di mio a livello di realtà di comunità. Appartiene tutto alla cooperativa sociale perché quest’area sarà anche domani sempre utilizzata per i bisogni delle persone. Oggi sono persone che hanno problemi di dipendenza dalle sostanze psicotrope o dal’alcol o dal gioco d’azzardo, domani potrebbe essere qualcos’altro, ma la comunità è una realtà che sarà sempre utilizzata per fini sociali. Tra l’altro tra il 2012 e il 2015 sulle vecchie stalle abbiamo realizzato una social housing con l’aiuto delle istituzioni come la Fondazione della Banca Popolare di Lodi, la Fondazione Comunitaria della provincia di Lodi che ospita attualmente sedici persone nonché gli uffici e i laboratori come la ciclofficina. È uno dei progetti che abbiamo portato avanti negli anni e riguarda quelle biciclette che sono rotte o che vengono buttate nelle discariche e che noi recuperiamo, risistemiamo, riverniciamo e poi vendiamo a prezzi ridotti. Insieme alla ciclofficina, abbiamo sviluppato anche una falegnameria che ultimamente abbiamo aggiornato con macchinari per il taglio, per cui realizziamo anche buona parte delle attività che riguardano gli orti del Pellicano, che sono inseriti in questo contesto, e che sono arrivati alla fine di un lungo percorso. Nel 2015, una volta finita la social housing, abbiamo cominciato a coltivare un’idea che è originale da un parte, anche se è vecchia come il mondo: in pratica, la terra. Partire, ripartire dalla terra perché avevamo due ettari di terreno che davamo da coltivare a un agricoltore della zona, ma poi abbiamo pensato che, forse, mettendoci dentro qualcosa di nostro potevamo fare qualcosa di utile. E infatti l’idea è nata proprio da qui. Noi abbiamo della terra da mettere a disposizione per potere realizzare qualcosa sempre per gli altri. Nel primo anno siamo partiti con un piccolo orto legato a un progetto del welfare della provincia di Lodi e finanziato praticamente dalla Cariplo. Abbiamo cominciato con cento metri per cinquanta a seminare oltre che i pomodori, insalate, zucchine, melanzane ed è stata una scommessa che in un certo senso abbiamo vinto. Riguardo il punto di partenza mi sembra molto importante perché riflette un’idea che mi è sempre frullata per la mente da quando ero giovane ed ero impegnato in altri settori a livello educativo. Essendo di formazione cattolica credo a livello personale ai valori espressi dalla Bibbia e nel 1973 c’è stato l’abate di San Paolo fuori le mura di Roma, che tra l’altro è morto lo scorso anno, aveva ormai ottantanove anni, ed era dom Giovanni Franzoni che, appunto nel 1973, dopo che era stato indetto l’Anno Santo straordinario da Paolo VI per il 1975, ha scritto un piccolo volumetto di una ventina di pagine, ma che era interessantissimo, con questo titolo: La terra è di Dio. Si rifaceva praticamente alla Bibbia, all’Antico Testamento e agli ebrei che avevano trovato un’idea che ritengo geniale e che sarebbe attualissima ancora oggi perché nella loro storia degli ebrei c’era questo: dato che tutto è di Dio, l’uomo deve praticamente usufruire, valorizzare, sfruttare non contro gli altri ma per dare da mangiare alle persone. Nel Deuteronomio, c’è questa legge che, nell’antichità delle tradizioni ebraiche, diceva che ogni quarantanove anni (ovvero ogni sette anni per sette) tutto quello che era stato acquisito dalle persone doveva essere ridato a tutto il popolo, e si ricominciava daccapo. Chi era diventato schiavo, chi aveva perso la libertà, chi aveva debiti, veniva tutto condonato per poter ripartire a vita nuova e questo proprio per rispetto della terra, che era, che è, di Dio. È un po’ quest’idea che mi è sempre girata in testa e quando abbiamo pensato al progetto degli orti del Pellicano ci siamo detti: c’è una terra a disposizione, che è della cooperativa, che è della comunità, che stiamo dando a qualcuno che lo fa per un suo interesse, possiamo fare qualcosa di nostro. Ci siamo confrontati, ci siamo parlati e siamo partiti. Praticamente il primo tentativo è stata la prima scommessa. Ci siamo detti: in tre anni vediamo se riusciamo a realizzare quanto abbiamo in testa e adesso ci siamo, ci siamo. Dalla terra abbiamo raccolto gli ortaggi, e negli anni abbiamo aumentato la superficie coltivata per cui adesso siamo arrivati addirittura a due ettari di terra lavorata da noi e in più oltre che vendere i nostri prodotti a un prezzo minimo, calmierato, li portiamo sui mercati con il GAP di Lodi, riusciamo a dare alla piattaforma solidale quella che è l’eccedenza in modo da non consumare niente e nello stesso tempo valorizzare quello che è invece il prodotto frutto del nostro lavoro. Negli anni, oltre alla verdura abbiamo cominciato con le api, siamo arrivati a dieci alveari, e produciamo miele. L’anno scorso abbiamo portato qualcosa in più perché abbiamo pensato che avendo del terreno potevamo prendere delle galline ovaiole e ne abbiamo prese cinquanta, ma adesso stiamo quintuplicando e arriveremo a duecentocinquanta e in più siamo riusciti con l’aiuto della Camera di Commercio di Lodi ad avere una macchina per la produzione delle marmellate, o meglio delle composte, e stiamo producendo e vendendo anche in questo periodo perché ci siamo premuniti di una scorta e di nuove ricette. Dobbiamo ricordare la collaborazione con il comune di Lodi che ci ha permesso l’accesso alle borse lavoro del fondo anticrisi per i disoccupati e noi ci offriamo di andare a prendere i lavoratori con i nostri mezzi e di offrirgli il pranzo e li riportiamo a casa e anche questo è un intervento virtuoso che riteniamo utile in un momento di difficoltà come è quello della società attuale. Tutto questo, che è nato da un’idea di condivisione della terra per dar da mangiare a chi a bisogno, ci ha portato a diffondere i valori in cui crediamo che sono quelli della pace, della solidarietà, che è quello del vivere e partecipare a costruire qualcosa di buono come piccolo segno della nostra terra”.

Paolo Belloni: “Siamo partiti tre anni fa, e questo è il quarto anno, è stata una scommessa sull’utilizzo del terreno su un programma triennale che era quello di sostanzialmente fare soltanto degli orti, produrre della verdura, sfruttando il terreno della cooperativa Il Pellicano e tramite il GAP vendere i nostri prodotti. Un progetto iniziale abbastanza semplice, anche se non privo di difficoltà concrete, tutti problemi che nascono quando si inizia un’attività. Il primo anno è andato abbastanza bene, l’anno successivo abbiamo raddoppiato la produzione e così è stato l’anno scorso. Strada facendo, perché è soltanto facendo che vengono altre idee e si coinvolgono altre persone, abbiamo avuto un apicultore che smetteva l’attività e ci ha regalato quattro arnie con le quali abbiamo cominciato la nostra attività di apicoltura, oltre all’orto. Siamo partiti da quattro, poi sei e siamo arrivati a nove arnie anche se l’obiettivo è averne almeno una ventina. Non contenti l’anno scorso abbiamo cominciato a produrre uova, con cinquanta galline livornesi, quelle che fanno le uova bianche che ormai non si trovano più che è stata una novità che molti hanno scoperto sui mercati perché i supermercati hanno standardizzato la produzione e non si sapeva più nemmeno che esisteva la razza italiana, livornese, che fa le uova bianche. È stata una sorpresa anche per noi perché ormai non riusciamo più a rispondere alle richieste e il progetto è quello di ampliare il pollaio e portare a duecento, duecentocinquanta galline. Abbiamo questi programmi sia con il miele e le uova di ampliare l’attività. Rispetto all’evoluzione della produzione di ortaggi abbiamo diversificato molto dal primo anno e copriamo quasi tutte le tipologie che conosciamo e proseguiamo nella produzione delle composte. Siamo partiti l’anno scorso, dopo molte prove per trovare i dosaggi giusti, anche perché ci teniamo a precisare che le nostre composte sono a elevato contenuto di frutta, e con una minore parte di zucchero. Il progetto degli orti ha fornito lavoro anche alla falegnameria per la produzione delle arnie perché sia nella provincia di Lodi che in quella di Milano non c’è produzione di materiale specifico e quindi tramite la Federazione Apicultori Italiani abbiamo avviato una collaborazione per la creazione di arnie, telai e tutte le strutture in legno che servono per l’apicoltura. Ricordo che abbiamo sviluppato anche un corso di apicoltura, anche a livello amatoriale perché la presenza delle api è fondamentale per mantenere la biodiversità dei territori. Abbiamo in prospettiva di creare un frutteto con circa duecento alberi da frutta, con frutti del nostro territorio, mele, albicocche, prugne, pere. Abbiamo in programma anche, ma questo è un’idea, di fare un orto didattico. Abbiamo fatto alcuni test, un paio d’anni fa, ma vorremmo svilupparlo in modo organico”.

martedì 1 maggio 2018

Foto di gruppo...


Il team degli orti del Pellicano a Officinalia, nel castello di Belgioioso (Pavia), il primo maggio 2018, dopo la presentazione a cura di Peppo Castelvecchio e Paolo Belloni, che hanno illustrato la storia, le intenzioni e i prossimi sviluppi che vedranno sempre protagonista una piccola porzione di terra circondata da un fiume, e le persone che l'abitano perché, in definitiva, come diceva l'artista tedesco Joseph Beuys: “È attraverso il tempo che l’individuo si interroga sulla natura e sulla specificità del proprio destino e delle proprie responsabilità. Ogni possibile futuro sarà il risultato del lavoro di noi esseri umani… Siamo noi che dobbiamo essere creatori del futuro”. (Con un particolare ringraziamento a Gloria e Guido Spaini per l'ospitalità).